sabato 24 novembre 2018

Il restauro della Porta della chiesa di Lauro 1/ Il significato simbolico di un manufatto


Nella religione tutto è simbolo: oggetti semplici e quotidiani come il vino, l’acqua, il pane o le pietre vengono elevati ad altissimi significati nel tentativo di descrivere l’indicibile mistero di Dio e della sua manifestazione agli uomini.
Tutto è simbolo: l’oggetto sensibile diviene il trampolino per esprimere un concetto diverso che da umano diviene ormai teologico.
Simbolo è anche la chiesa di pietra, da sempre chiamata a evocare la dimora celeste dell’Altissimo lì, nella ultima e definitiva Gerusalemme.
Il simbolo è però anche ambiguo: perché sia capito va decodificato, altrimenti non è percepibile. Tale ambiguità ne ha segnato anche la fine odierna: pochi di noi ne comprendono la profondità e acutezza. E i motivi sono chiari: viviamo nell’epoca dell’immediatezza e in un tempo in cui – fatte le dovute eccezioni – il clero è ampiamente ignorante e digiuno di vivacità intellettuale.
In queste righe basti dire che anche un oggetto così normale come la porta ha ricevuto un significato simbolico. A darglielo è stato lo stesso Cristo quando ha paragonato la vita cristiana a un passaggio stretto, diverso dal passaggio ampio e spazioso della perdizione.
Parole queste che sono servite agli scrittori antichi e medievali, non ultimi Paolino di Nola e Durando di Mende, a sviluppare una complessa lettura simbolica dell’edificio sacro che ovviamente qui tralascio di raccontare.
Sono sicuro che don Luigi Vitale approfondirà questo tema nella conferenza di domani.
Della porta si sono però occupate anche l’antropologia religiosa e la stessa filosofia del linguaggio. La porta è infatti il tramite tra due contesti completamente diversi. Per essa si passa dal profano ( “ciò che è fuori del tempio” ) al sacro ( ciò che è “speciale” e perciò “diverso” ).
Insomma: la porta non è un oggetto “semplice”. Perciò il restauro che sarà presentato domani è un momento degno di attenzione.
Perché tra l’altro propone un interrogativo: cosa la porta celava prima dell’incendio del 1799?
Immaginate un giorno antico. Non uno qualsiasi, ma uno preciso: il venerdì 17 luglio del 1615. Siamo nella piazza di Lauro. C’è movimento come sempre. Pietro Sperandeo cammina nervoso lungo la strada. Da lontano vede giungere Geronimo Cappellano. In due l’attesa è meno tediosa. E anche altri arrivano: Giovanni Caropreso, Marcello Santaniello... Il loro sguardo è verso la Torre di via Terra. Si avvertono dei rumori. Tutto sembra pronto: la loro attesa sta finendo, e anche questa storia può avere inizio...

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