domenica 2 dicembre 2018

Mons. Matteo Guido Sperandeo



Ieri era l’anniversario della morte di mons. Sperandeo. Prima di riproporre un post tratto dal nostro “archivio”, permettete un ricordo personale. Non ho conosciuto il vescovo per ovvi motivi anagrafici. Rammento solo lo splendore dei suoi pontificali a gennaio e ad agosto per la festa dei Santi. Posso però dire di averlo “conosciuto” dopo, nei miei primi anni universitari. Quando iniziai gli studi filosofici nel Collegio di San Luigi a Posillipo, rammentai immediatamente che lì aveva anni e anni prima studiato un Lauretano. Qualche mese dopo conobbi un vecchio padre Gesuita, Leonardo Azzolini. Padre Leonardo aveva sfidato il tempo, carico dei suoi novant’ anni. Già firma di spicco su Civiltà Cattolica, era ormai del tutto cieco. A noi studenti toccava a turno aiutarlo di mattina mentre celebrava e assisterlo mentre faceva colazione, leggendogli qualche libro. Ovviamente mi chiese di dove fosse. “Di Nola” risposi. E lui iniziò a parlarmi dei suoi compagni di studio negli anni ’30, ai tempi del pontificato di Pio XI. Avete capito: ebbi la fortuna di imbattermi in un compagno di studi di don Matteo! Quando gli dissi che ero di Lauro volle farmi un regalo. Indicandomi con una precisione tipica dei non vedenti dove cercare tra le sue carte, mi mostrò un cartoncino rosa. Era un “Programma” per la festa in onore del Papa Pio XI. E tra gli omaggi di quel dies academicus c’era un discorso del diacono Sperandeo. Padre Azzolini volle regalarmi quel cartoncino, augurandomi che mostrassi negli studi filosofici la stessa arguzia del nostro concittadino. Si: Sperandeo era arguto e sistematico nella speculazione. Elegante nei modi e soprattutto colto. Questo il ricordo che me ne trasmise padre Azzolini. Ed è bello ricordare quest’uomo della vecchia Lauro.
Posto anche la foto del suo atto di battesimo: figlio di Consalvo, muratore, e di Maria Pacia, Matteo Sperandeo nasceva il 2 ottobre del 1908.

A trent’anni dalla morte di mons. Matteo Guido Sperandeo

Nella Bibbia si parla di un sommo sacerdote, Simone figlio di Onia, di cui il Libro del Siracide tesse un elogio vibrante di emozione. Simone è non solo il ricostruttore del tempio, ma il sacerdote splendido mentre rende il culto a Dio: “Quando indossava i paramenti gloriosi, egli era rivestito di perfetto splendore, quando saliva il santo altare dei sacrifici, riempiva di gloria l’intero santuario” (Sir. 50, 11).
Ogni volta che leggo questi versi il mio pensiero corre spesso a mons. Matteo Sperandeo, per lunghi anni vescovo di Teano e Calvi, di cui ieri 1° dicembre ricorreva il trentesimo anniversario della morte che precede di pochi mesi il genetliaco centenario, avvenuto a Lauro nel luglio del 1908.
Pochi quarantenni ormai ricordano il nostro concittadino: le immagini sono quelle classiche della festa patronale di san Sebastiano quando pontificava a Lauro. E sono quei pontificali a rivelarci un aspetto di questo Vescovo: nobile nella figura, conscio dell’azione sacra che stava compiendo e perciò impeccabile nel rito sacro.
Nel Clero mariglianese correva il famoso aneddoto di quando, vescovo ausiliare a Nola, continuava la mattina a celebrare a Marigliano, in quanto parroco primicerio. E perché vescovo i pontificali (allora molto complessi) abbondavano se non quotidianamente, almeno settimanalmente.
Limitare la figura di mons. Sperandeo a quella di un uomo elegante e signorile sarebbe però molto riduttivo. Chi volesse può sfogliare il libro che la diocesi di Teano stampò nel 1984, al termine del suo ministero episcopale: lì emerge la figura ardita di don Matteo.
Qui voglio solo consegnare due ricordi di mons. Vescovo, credo noti ormai a pochissime persone e finora mai sottolineati abbastanza.
Il primo ricordo è la sua partecipazione al Concilio Vaticano II. Nell’Aula conciliare mons. Sperandeo non fece interventi; resta però il Votum cioè il suo parere su cosa il Concilio dovesse fare.
Scritto in un latino fluente, il Votum o desiderio di don Matteo è breve e schematico, concentrandosi su alcuni aspetti dottrinali e su aspetti pastorali.
E tre punti delle richieste dottrinali sono illuminanti sul suo carattere.
Scrive mons. Sperandeo: “Ius Ecclesiae in questionibus politicis cum teologia morali connexis definiantur. Doctrina Caroli Marx atque errores communistarum sollemniter dannentur. Quaedam capita de usu matrimonii e. g. methodus Ogino – Knaus, illustrentur ac definiantur”.
Cioè: Si illustri meglio il diritto della chiesa e le questioni di teologia morale che toccano l’agone politico. Inoltre sia dannata la dottrina di Marx e gli errori dei comunisti. E si approfondisca quanto attiene l’etica morale del matrimonio, con particolare attenzione al metodo Ogino Knaus.
Sarebbe banale liquidare il votum di mons. Sperandeo come quello di un vescovo conservatore. Il testo, ormai scritto quasi sessant’anni fa, è pienamente consono ai sentimenti dell’episcopato italiano di quel tempo. E perciò ci rivela un vescovo che non è un individuo che ragiona da solo, in cerca di un’originalità a quel tempo impensabile, o uomo di una modernità ardita ed eccessiva.
Sappiamo come le decisioni del Concilio saranno sorprendenti, e sarebbe interessante sapere se anche mons. Sperandeo scriverà un diario di quegli anni per cogliervi impressioni e attese ulteriori.
Ma se don Matteo agli inizi del 1962 è un conservatore, con il passare del tempo si scorge una evoluzione stupefacente.
Basta sfogliare i quotidiani del Casertano e vedere che, senza mai scendere in piazza, mons. Sperandeo agiva in silenzio stando sempre dalla parte degli operai. La sua parola non mancò mai presso i politici in favore di un esito positivo nella questione dei molti licenziamenti che si andavano facendo. E per gli operai organizzò una presenza capillare in tutta la sua diocesi dell’Onarmo, l’ Opera Nazionale di Assistenza Religiosa e Morale degli Operai, emanazione dell’assistenza del Vaticano.
Il secondo ricordo è uno degli ultimi atti di mons. Sperandeo: la sua firma, il 4 luglio 1982, ad una lettera aperta ai politici italiani perché “il parlamento non sia cieco e insensibile” alla sopravvivenza dei poveri nel mondo. Di più: era la firma a un appello già lanciato dai Sindacati italiani, e di cui mons. Sperandeo, con altri sei vescovi, chiedeva ben presto forza di legge.
All’inizio rammentavo l’elogio di Simone di Onia: splendido nella liturgia del tempio, ma anche ricostruttore delle mura di Gerusalemme per la sicurezza del popolo.
Mons. Sperandeo è stato questo sicuramente: un sacerdote zelante del culto di Dio ma con gli occhi rivolti anche al vestibolo, cioè al popolo che Dio gli volle affidare. E perciò la sua memoria è degna di ricordo e piena di responsabilità anche per noi!

Trascrivo, per chi sia curioso, il Votum di mons. Sperandeo, indirizzato al Cardinale Domenico Tardini.

Exc.mi P. D. Matthei G. Sperandeo
Episcopi Calvensis et Theanensis

Eminentissime Domine,
Dum enixas preces Deo O. M. adhibemus, ut prosper exitus Concilio Oecumenico contigat atque Summo Pontifici Ioanni XXIII fel. Reg. maximas gratias pro tanto beneficio agimus, vota nostra Pontificiae Commissioni Antepraeparatorie, humillime committimus.
A) Quod ad doctrinam attinet optamus:
1. Ut doctrina de Universali B. M. Virginis Mediatione definiatur.
2. Doctrina de Corpore Christi Mystico definiatur atque officia fidelibus inde obvenientia limitesque apostolatus laicorum declarentur.
3. Ius Ecclesiae in questionibus politicis cum teologia morali connexis definiantur.
4. Doctrina Caroli Marx atque errores communistarum sollemniter dannentur.
5. Quaedam capita de usu matrimonii e. g. methodus Ogino – Knaus, illustrentur ac definiantur.
B) Quod ad disciplinam Cleri attinet, enixe rogamus:
1. Caelibatus lex confirmetur; presbyteratus vero ordo et votum castitatis perpetuae ad trigesimum annum remittantur, quo diaconus onus suscipiendum maturius perpendet, dum, studiorum curriculo peracto, per aliquot annos, munere ab Ordinario assignato fungi potest; sacerdotibus vero lapsis, qui matrimonio civili ligantur, benigne caveatur.
2. Parochorum inamovibilitas abrogetur.
3. Ius exemptionis Religiosorum coarctetur, atque Ordinariis, intra fines dioeceseos, pro animarum salute, eorum opera utendi facultas concedatur.
4. Denique sacerdotum incardinatio vel excardinatio atque cleri rationalis distributio expediantur.
Dum impensos animi sensus exprimimus, fausta quaeque Eminentiae Vestrae exoptamus.
Eminentiae Vestrae Rev.mae
Add.mus
+ Matthaeus G. Sperandeo
Episcopus Calvensis et Theanensis

Cfr. Acta et Documenta Concilio Oecumenico Vaticano II Apparando, Series I (Antepraeparatoria), Volumen II, Consilia et vota episcoporum et praelatorum Pars III: Europa Italia, Cura et Studio Secreteriae Pontificiae Commissionis Centralis Praeparatoriae Concilii Vaticani II, Typis Polyglottis Vaticanis MCMLX pp. 140-141.

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