Ieri
era l’anniversario della morte di mons. Sperandeo. Prima di riproporre un post
tratto dal nostro “archivio”, permettete un ricordo personale. Non ho
conosciuto il vescovo per ovvi motivi anagrafici. Rammento solo lo splendore
dei suoi pontificali a gennaio e ad agosto per la festa dei Santi. Posso però
dire di averlo “conosciuto” dopo, nei miei primi anni universitari. Quando
iniziai gli studi filosofici nel Collegio di San Luigi a Posillipo, rammentai
immediatamente che lì aveva anni e anni prima studiato un Lauretano. Qualche
mese dopo conobbi un vecchio padre Gesuita, Leonardo Azzolini. Padre Leonardo
aveva sfidato il tempo, carico dei suoi novant’ anni. Già firma di spicco su
Civiltà Cattolica, era ormai del tutto cieco. A noi studenti toccava a turno
aiutarlo di mattina mentre celebrava e assisterlo mentre faceva colazione,
leggendogli qualche libro. Ovviamente mi chiese di dove fosse. “Di Nola”
risposi. E lui iniziò a parlarmi dei suoi compagni di studio negli anni ’30, ai
tempi del pontificato di Pio XI. Avete capito: ebbi la fortuna di imbattermi in
un compagno di studi di don Matteo! Quando gli dissi che ero di Lauro volle
farmi un regalo. Indicandomi con una precisione tipica dei non vedenti dove
cercare tra le sue carte, mi mostrò un cartoncino rosa. Era un “Programma” per
la festa in onore del Papa Pio XI. E tra gli omaggi di quel dies academicus c’era
un discorso del diacono Sperandeo. Padre Azzolini volle regalarmi quel
cartoncino, augurandomi che mostrassi negli studi filosofici la stessa arguzia
del nostro concittadino. Si: Sperandeo era arguto e sistematico nella
speculazione. Elegante nei modi e soprattutto colto. Questo il ricordo che me
ne trasmise padre Azzolini. Ed è bello ricordare quest’uomo della vecchia
Lauro.
Posto
anche la foto del suo atto di battesimo: figlio di Consalvo, muratore, e di
Maria Pacia, Matteo Sperandeo nasceva il 2 ottobre del 1908.
A
trent’anni dalla morte di mons. Matteo Guido Sperandeo
Nella
Bibbia si parla di un sommo sacerdote, Simone figlio di Onia, di cui il Libro
del Siracide tesse un elogio vibrante di emozione. Simone è non solo il
ricostruttore del tempio, ma il sacerdote splendido mentre rende il culto a
Dio: “Quando indossava i paramenti gloriosi, egli era rivestito di perfetto
splendore, quando saliva il santo altare dei sacrifici, riempiva di gloria
l’intero santuario” (Sir. 50, 11).
Ogni
volta che leggo questi versi il mio pensiero corre spesso a mons. Matteo
Sperandeo, per lunghi anni vescovo di Teano e Calvi, di cui ieri 1° dicembre
ricorreva il trentesimo anniversario della morte che precede di pochi mesi il
genetliaco centenario, avvenuto a Lauro nel luglio del 1908.
Pochi
quarantenni ormai ricordano il nostro concittadino: le immagini sono quelle
classiche della festa patronale di san Sebastiano quando pontificava a Lauro. E
sono quei pontificali a rivelarci un aspetto di questo Vescovo: nobile nella
figura, conscio dell’azione sacra che stava compiendo e perciò impeccabile nel
rito sacro.
Nel
Clero mariglianese correva il famoso aneddoto di quando, vescovo ausiliare a
Nola, continuava la mattina a celebrare a Marigliano, in quanto parroco
primicerio. E perché vescovo i pontificali (allora molto complessi) abbondavano
se non quotidianamente, almeno settimanalmente.
Limitare
la figura di mons. Sperandeo a quella di un uomo elegante e signorile sarebbe
però molto riduttivo. Chi volesse può sfogliare il libro che la diocesi di
Teano stampò nel 1984, al termine del suo ministero episcopale: lì emerge la
figura ardita di don Matteo.
Qui
voglio solo consegnare due ricordi di mons. Vescovo, credo noti ormai a
pochissime persone e finora mai sottolineati abbastanza.
Il
primo ricordo è la sua partecipazione al Concilio Vaticano II. Nell’Aula
conciliare mons. Sperandeo non fece interventi; resta però il Votum cioè il suo
parere su cosa il Concilio dovesse fare.
Scritto
in un latino fluente, il Votum o desiderio di don Matteo è breve e schematico,
concentrandosi su alcuni aspetti dottrinali e su aspetti pastorali.
E
tre punti delle richieste dottrinali sono illuminanti sul suo carattere.
Scrive
mons. Sperandeo: “Ius Ecclesiae in questionibus politicis cum teologia morali
connexis definiantur. Doctrina Caroli Marx atque errores communistarum
sollemniter dannentur. Quaedam capita de usu matrimonii e. g. methodus Ogino –
Knaus, illustrentur ac definiantur”.
Cioè:
Si illustri meglio il diritto della chiesa e le questioni di teologia morale
che toccano l’agone politico. Inoltre sia dannata la dottrina di Marx e gli
errori dei comunisti. E si approfondisca quanto attiene l’etica morale del
matrimonio, con particolare attenzione al metodo Ogino Knaus.
Sarebbe
banale liquidare il votum di mons. Sperandeo come quello di un vescovo
conservatore. Il testo, ormai scritto quasi sessant’anni fa, è pienamente
consono ai sentimenti dell’episcopato italiano di quel tempo. E perciò ci
rivela un vescovo che non è un individuo che ragiona da solo, in cerca di
un’originalità a quel tempo impensabile, o uomo di una modernità ardita ed
eccessiva.
Sappiamo
come le decisioni del Concilio saranno sorprendenti, e sarebbe interessante
sapere se anche mons. Sperandeo scriverà un diario di quegli anni per cogliervi
impressioni e attese ulteriori.
Ma
se don Matteo agli inizi del 1962 è un conservatore, con il passare del tempo
si scorge una evoluzione stupefacente.
Basta
sfogliare i quotidiani del Casertano e vedere che, senza mai scendere in
piazza, mons. Sperandeo agiva in silenzio stando sempre dalla parte degli
operai. La sua parola non mancò mai presso i politici in favore di un esito
positivo nella questione dei molti licenziamenti che si andavano facendo. E per
gli operai organizzò una presenza capillare in tutta la sua diocesi
dell’Onarmo, l’ Opera Nazionale di Assistenza Religiosa e Morale degli Operai,
emanazione dell’assistenza del Vaticano.
Il
secondo ricordo è uno degli ultimi atti di mons. Sperandeo: la sua firma, il 4
luglio 1982, ad una lettera aperta ai politici italiani perché “il parlamento
non sia cieco e insensibile” alla sopravvivenza dei poveri nel mondo. Di più:
era la firma a un appello già lanciato dai Sindacati italiani, e di cui mons.
Sperandeo, con altri sei vescovi, chiedeva ben presto forza di legge.
All’inizio
rammentavo l’elogio di Simone di Onia: splendido nella liturgia del tempio, ma
anche ricostruttore delle mura di Gerusalemme per la sicurezza del popolo.
Mons.
Sperandeo è stato questo sicuramente: un sacerdote zelante del culto di Dio ma
con gli occhi rivolti anche al vestibolo, cioè al popolo che Dio gli volle
affidare. E perciò la sua memoria è degna di ricordo e piena di responsabilità
anche per noi!
Trascrivo,
per chi sia curioso, il Votum di mons. Sperandeo, indirizzato al Cardinale
Domenico Tardini.
Exc.mi
P. D. Matthei G. Sperandeo
Episcopi
Calvensis et Theanensis
Eminentissime
Domine,
Dum
enixas preces Deo O. M. adhibemus, ut prosper exitus Concilio Oecumenico
contigat atque Summo Pontifici Ioanni XXIII fel. Reg. maximas gratias pro tanto
beneficio agimus, vota nostra Pontificiae Commissioni Antepraeparatorie,
humillime committimus.
A) Quod ad doctrinam attinet
optamus:
1.
Ut doctrina de Universali B. M. Virginis Mediatione definiatur.
2.
Doctrina de Corpore Christi Mystico definiatur atque officia fidelibus inde
obvenientia limitesque apostolatus laicorum declarentur.
3.
Ius Ecclesiae in questionibus politicis cum teologia morali connexis
definiantur.
4.
Doctrina Caroli Marx atque errores communistarum sollemniter dannentur.
5.
Quaedam capita de usu matrimonii e. g. methodus Ogino – Knaus, illustrentur ac
definiantur.
B)
Quod ad disciplinam Cleri attinet, enixe rogamus:
1.
Caelibatus lex confirmetur; presbyteratus vero ordo et votum castitatis
perpetuae ad trigesimum annum remittantur, quo diaconus onus suscipiendum
maturius perpendet, dum, studiorum curriculo peracto, per aliquot annos, munere
ab Ordinario assignato fungi potest; sacerdotibus vero lapsis, qui matrimonio
civili ligantur, benigne caveatur.
2.
Parochorum inamovibilitas abrogetur.
3.
Ius exemptionis Religiosorum coarctetur, atque Ordinariis, intra fines
dioeceseos, pro animarum salute, eorum opera utendi facultas concedatur.
4.
Denique sacerdotum incardinatio vel excardinatio atque cleri rationalis
distributio expediantur.
Dum
impensos animi sensus exprimimus, fausta quaeque Eminentiae Vestrae exoptamus.
Eminentiae Vestrae Rev.mae
Add.mus
+ Matthaeus G. Sperandeo
Episcopus Calvensis et Theanensis
Cfr.
Acta et Documenta Concilio Oecumenico Vaticano II Apparando, Series I
(Antepraeparatoria), Volumen II, Consilia et vota episcoporum et praelatorum
Pars III: Europa Italia, Cura et Studio Secreteriae Pontificiae Commissionis
Centralis Praeparatoriae Concilii Vaticani II, Typis Polyglottis Vaticanis
MCMLX pp. 140-141.
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