martedì 27 marzo 2018

Una Pasqua nella terra di Lauro 2. Il giovedì santo di Moschiano

Di Gennaro Martorano si conosce solo questa tela, dipinta per la San Bartolomeo di Moschiano nel 1845.
Era uno dei tanti pittori napoletani formatisi a bottega, forse con qualche studio alle spalle e che girovagando per chiese andava lasciando opere devozionali, man mano che si presentavano le varie committenze.
Pittore dal “manierismo” decisamente mediocre ma che oggi mi confida il mistero di questo giovedì santo.
Martorano rivive il suo giovedì santo come un’azione teatrale: un palcoscenico aperto davanti a me spettatore, dove nulla è nascosto o lasciato immaginare come nel lambiccato teatro moderno.
Gli asciugamani stanno ancora adagiati sulla mensa. E il bacile e la brocca si stagliano centrali, come centrale è la figura di Gesù. Perchè nel giovedì santo solo l’amore è centrale. Un amore che sa di passione.
E attorno stanno gli attori: ogni apostolo sta qui con il suo attributo iconografico. Simbolo di un carattere che da azione costante è ormai divenuto come l’habitus degli scolastici.
E c’è Pietro. Eccolo. Finalmente sta chino davanti al Signore. Finalmente non protesta più per i piedi appena bagnati.
Ha compreso che la sua vita dipende da quel frammento di pane che Gesù gli va porgendo… Tantum sub fragmento, quantum toto… In un frammento è l’intera vita eterna… E gli occhi non possono se non socchiudersi, e le braccia altro non sanno fare che aprirsi. Ave, ave verum corpus…
Le chiavi del regno sono a terra: non servono ora, perché qui e proprio ora, in questo giovedì santo, il Regno dei cieli è già aperto: a tutti spalancato, a tutti mostrato.
Come già l’antica parabola aveva prefigurato: “Il regno dei cieli è simile a un signore che fece un banchetto…”.
Tutto ormai è chiaro. Tutto adesso è visibile. Come l’ostensorio, alto, retto e attorniato dalla purezza spirituale: “in figuris praesignatur… latent rex eximiae“.
Ciò che prima era stato appena intravisto, adesso è chiaro nella sua sublimità.
E mi attardo a vedere Giuda. Anche questa tela non sa dirmi se Giuda abbia partecipato o meno all’eucaristia.
Tra le mani ha solo stretta la borsa dei soldi, colma di quelle monete del tradimento.
Pessimo mercante, che nel giorno della salvezza universale non sa alzare le braccia, non sa incantarsi, non sa arrendersi.
Presto si allontanerà, e a ogni passo le monete tintinneranno.
Come me, come chi sente il carico delle passioni, dal rumore persistente. Assordante.
Che oggi o amato Signore non ti dia il falso omaggio di Giuda. Che oggi come Pietro sappia arrendermi per ricevere finalmente un frammento di vita eterna.

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